NUOVO ALLESTIMENTO PER IL MUSICAL DI LEONARD BERNSTEIN E STEPHEN SONDHEIM
Secondo debutto in grande stile nella stagione estiva del Teatro dell’Opera di Roma nello splendido scenario delle Terme di Caracalla.
Dopo il grandioso allestimento di due anni fa di Mass di Leonard Bernstein, il direttore artistico e regista Damiano Michieletto torna ad attingere al lavoro di questo incedibile maestro con un nuovo e re-immaginato allestimento del suo musical più popolare, West Side Story.

Liberamente ispirato a Romeo e Giulietta di William Shakespeare il musical si avvale di un libretto di Arthur Laurents e le liriche di Stephen Sondheim e qui presentato in versione originale con sottotitoli. Leonard Bernstein lo scrisse a metà anni 50. Al suo debutto a Broadway nel 1957, vinse tre Tony Award e la sua trasposizione cinematografica del 1961 si aggiudicò 10 premi Oscar.
In questo nuovo allestimento a farla da padrone sono le sempre impareggiabili musiche di Bernstein con brani che, inutile ripeterlo, fanno parte della storia della musica: Somethin’s Coming, Maria, America, Tonight, Somewhere e ogni altro brano sono talmente iconici da non essere (fortunatamente) reinterpretabili tanto sono vicini alla perfezione: devono essere eseguiti così come sono. A Caracalla, la loro esecuzione è tanto più valorizzata dalla magistrale direzione del Maestro Michele Mariotti alla guida dei bravissimi maestri dell’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma.

Tutti i cinque personaggi principali sono stati scelti alla perfezione per interpretare questi ruoli. In particolare Sofia Caselli che interpreta Maria e Marek Zurowski nel ruolo di Tony hanno prestato a questi brani non solo le loro splendide voci ma soprattutto un pathos che ha incantato il pubblico. Tutti i loro assoli e duetti sono stati sicuramente i momenti più alti della serata. Così come Sergio Giacomelli nel ruolo di Bernardo, Sam Brown nel ruolo di Riff e Natascia Fonzetti che ha dato vita ad una Anita decisamente effervescente.

Attualizzare un’opera come West Side Story a sua volta una attualizzazione dell’opera shakespeariana non è cosa facile. In tantissime occasioni abbiamo assistito alla trasposizione di opere classiche in epoche moderne che spesso hanno funzionato perché rispettose di vari aspetti legati alla storia, alla musica e allo spirito dell’originale.
Cosa ha quindi stonato in questo allestimento. Trasfigurare il mitico bar dell’Upper West Side in una piscina abbandonata sul cui fondale senz’acqua si svolge l’intera pièce non sembra aver avuto molto senso. Come anche trasformare il classico balcone in un trampolino olimpionico per tuffi non ha rappresentato alcun legame o giustificazione con la storia. Anche ricercandone sottili simbolismi, l'accostamento risulta poco credibile. Per fortuna ci si poteva concentrare sulla bellezza delle rovine delle Terme di Caracalla per tralasciare quell’immagine. Criticabile anche l’enorme pallone gonfiato a forma di dollaro, simbolo probabilmente della potenza del denaro non del tutto legato alla storia di due bande di ragazzi decisamente non di classe agiata. Si salva, per chiudere il discorso delle scenografie affidate a Paolo Fantin, la simbolica fiamma della statua della libertà accasciata al suolo a ricordare ora come allora la fragilità delle nostre libertà e delle nostre democrazie nonché l'attuale decadenza del sogno americano. Bello l'uso delle lettere, illuminate come insegne di negozi, che ricreano con leggeri spostamenti le parole Maria, America, Miracle.
Altra incongruenza si è notata nei costumi disegnati da Carla Teti. Mentre i portoricani Sharks vestono il loro tipico stile anni 50 con splendidi tessuti stampati a fiori e colori molto appariscenti, i Jets vestono uno stile “Star Treck” passato in varecchina, comprese le bianche parrucche. Uno stile totalmente incomprensibile che va ad accentuare ancora di più le differenze di classe, di provenienza, di possibilità quando sarebbe stato meglio non accentuarle: per lo meno non in questo modo. Quando nella scena iniziale i Jets appaiono sul palcoscenico con questi abiti futuristici si ha l’impressione che siano degli alieni appena giunti sulla terra e non una banda di ragazzi di periferia.

Anche nelle coreografie curate da Sasha Riva e Simone Repele, tali differenze sono state pesantemente accentuate. Ugualmente, mentre agli Sharks vengono affidate coreografie legate alla loro sensuale tradizione musicale sudamericana, i Jets si muovono ricordando alcuni balletti di un qualche Fantastico di fine anni 80, e anche abbastanza banalmente.

Attualizzare, modernizzare va bene, spesso benissimo ma si deve fare più attenzione a non tradire lo spirito originale dell’opera che si vuole trasportare in un’epoca più vicina a noi. Si può correre il rischio, come in questo caso, di cadere nella classica espressione verdoniana del “famolo strano”.
CARACALLA FESTIVAL 2025 “TRA SACRO E UMANO”
West Side Story
Basato su un’idea di Jerome Robbins
Libretto di Arthur Laurents
Musica di Leonard Bernstein
Versi di Stephen Sondheim
Originariamente diretto e coreografato da Jerome Robbins
Direttore Michele Mariotti
Regia Damiano Michieletto
Coreografie Sasha Riva e Simone Repele
Scene Paolo Fantin
Costumi Carla Teti
Luci Alessandro Carletti
PERSONAGGI E INTERPRETI
Tony Marek Zurowski
Maria Sofia Caselli
Bernardo Sergio Giacomelli
Anita Natascia Fonzetti
Riff Sam Brown
Diesel Mark Biocca
A-Rab Michael Pagliaro
Mouthpiece Raffaele Rudilosso
Snowboy Lorenzo Longobardi
Tiger Angelo Fasan
Action Gianluca Cavallaro
Baby John Paky Vicenti
Big Deal Tiziano Edini
Gee-Tar Andrea Gorassini
Juano Matteo Passini
Louis Roberto Ediogu
Anxious Claudio Cangialosi
Toro Mattia Capuano
Indio Nicola Trazzi
Nibbles Angelo di Figlia
Chino Felice Lungo
Pepe Jose Dominguez
Moose Matteo Ammoscato
A girl Sofia Barbashova
Anybodys Giorgia Ferrara
Schrank / Glad Hand Cristian Ruiz
Krupke Nico Di Crescenzo
Doc Sebastian Gimelli
Jets
Marianna Bonansone, Ginevra Grossi, Marta Melchiorre, Monica Ruggeri, Beatrice Sartori, Camilla Tappi
Sharks
Ilenia De Rosa, Erika Mariniello, Emily Riva, Giulia Rubino, Vittoria Sardo, Carolina Sisto
ORCHESTRA E CORPO DI BALLO DEL TEATRO DELL’OPERA DI ROMA



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