PrIMO 2018: le nostre pagelle

By: Jun. 05, 2018
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Si è tenuta la sera del 3 giugno l'annuale cerimonia di premiazione di "PrIMO", il Premio Italiano per il Musical Originale.

La serata è stata presentata da Marco Stabile e Valentina Gullace. Oltre alla consueta targa di PrIMO sono state consegnate anche delle creazioni dell'artista Andrea Cislaghi (ne potete ammirare un esemplare nella foto qui sotto, che ritrae i vincitori del primo premio).

PrIMO 2018: le nostre pagelle

I vincitori assoluto di questa edizione sono stati Matteo Giambiasi, Adriano Voltini e Luca Valcarenghi, autori del musical "Pendragon".
Secondo classificato: Silvio Coppola con "A Christmas Carol".
Terzi classificato per il voto online: Massimiliano Capra, Valentina DeMartini e Ilaria Costa, autori de "I cigni selvatici".
Raffaele Paglione e Anna Hurkmans, ex aequo con McGraffio, si portano a casa il premio della critica, rispettivamente per "Mata Hari" e "John & Paul".
Nel corso della serata è stato inoltre consegnato un premio alla carriera a Michele Carfora.

Come ogni anno, pubblichiamo le impressioni della nostra redazione riguardo agli spettacoli in gara.

"Canto di Natale" di Simone Martino

In certi casi è meglio essere schietti: semplicemente non abbiamo bisogno di un ennesimo musical tratto da "Canto di Natale", per di più scritto male. Riportiamo fedelmente il commento di una delle nostre redattrici: "Possibile che non si riescano a trovare soggetti originali? Davvero, basta aprire Wikipedia e cercare cose tipo 'chi ha inventato l'aria condizionata' per trovare una nuova storia da raccontare".

"A Christmas Carol" di Silvio Coppola (secondo classificato)

Idem come sopra, e il giudizio potrebbe anche finire qui. Senonché abbiamo dato un'occhiata alla biografia dell'autore e abbiamo scoperto che si tratta dello stesso de "L'isola del tesoro", spettacolo a cui si è già accennato in un articolo pubblicato su questo sito e che sembra di livello decisamente superiore. A questo punto non capiamo perché abbia deciso di presentare al concorso un'opera di cinque anni fa (anche se pare l'abbia sottoposta a revisione nel 2016) quando probabilmente ne aveva a disposizione di migliori.

"I cigni selvatici" di Massimiliano Capra, Valentina DeMartini, Ilaria Costa (terzo classificato)

Leggendo la trama di questo spettacolo, siamo rimasti piacevolmente sorpresi nel constatare che non parla di un tizio che riceve la visita di tre spiriti la notte di Natale. Questo detto...

...sicuramente interessante la scelta del tema ma c'è troppa carne al fuoco, e non di altissima qualità. Ad alcuni di noi questo spettacolo ha ricordato un po' quelle opere del '700 in cui succede di tutto e il contrario di tutto e a un certo punto manco ci provi più a seguire la trama, non solo perché sia complicata ma anche perché capisci che si tratta semplicemente di un pretesto per tenere insieme un po' di arie.
Parte musicale decisamente superiore al resto.

"John & Paul" di McGraffio (premio della critica)

L'idea di fondo non è male, e tutto sommato neanche le canzoni (anche se non sembrano proprio degne di due artisti fenomenali quali secondo la sinossi sarebbero i due protagonisti). La struttura narrativa non è delle più affascinanti ma sembra che gli autori siano in grado di gestirla bene. Per un giudizio più completo, comunque, sarebbe opportuno leggere/ascoltare qualche dialogo.

"Mata Hari" di Raffaele Paglione e Anna Hurkmans (premio della critica)

Un soggetto decisamente interessante. Molto azzeccata la scelta di raccontare la storia di Mata Hari attraverso ben due narratori: Giacomo Puccini e la narratrice Anna, che racconta la vita della danzatrice al compositore. Questo doppio intermediario allontana sempre di più dallo spettatore il personaggio di Mata Hari facendone una figura mitica.
Le canzoni non solo male (con un'orchestrazione fatta come si deve, farebbero la loro figura) ma sono penalizzate da liriche un po' ridondanti e per niente scorrevoli.

"Monster - il volto del mostro" di Alessandro Cristalli, Elisa Berton, Marco Martini e Cinzia Pase

Trama un po' ingarbugliata (forse più semplice di quanto appaia dalla sinossi) e a tratti ripetitiva. Ha sollevato perplessità in alcuni di noi (ma non in tutti) la differenza stilistica tra i tre brani proposti. Il problema maggiore, però, sta nel modo di trattare il tema dello spettacolo. Citiamo dalla sinossi: "In questa fase Barton rispecchia il volere dell'autore di sollevare la classica figura del mostro, malvagio e cruento di natura per additare la società odierna ritenuta falsa e meschina [...] Quante realtà ben più tremende dell'immaginario si nascondono dietro i nostri volti? E allora chi è il vero mostro?". Il fatto è che nello spettacolo (almeno per come qui è stato presentato) non c'è nulla che induca a una simile riflessione, nulla che porti a pensare che l'umanità sia peggiore dei mostri che abitano nel castello. Anzi, nello spettacolo praticamente non ci sono esseri umani, e i pochi che ci sono sono dei santi.
Comunque nel complesso non è male. Con qualche aggiornamento potrebbe funzionare abbastanza bene.

"Pendragon" di Matteo Giambiasi, Adriano Voltini e Luca Valcarenghi (primo classificato)

La trama, quanto a fedeltà al mito, se la gioca col film "King Arthur" del 2004. Per citare un'esperta in materia da noi contattata appositamente per l'occasione, "hanno preso un po' di personaggi del ciclo arturiano e li hanno infilati a caso in una storia". Il vero problema, tuttavia, è rappresentato dalla povertà tecnica dei brani, del tutto prive di una struttura teatrale degna di questo nome. "Camelot", ad esempio, partirebbe anche con un certo senso musicale, ma poi si rimane lì in attesa che "succeda qualcosa".
Un vero peccato, perché i teaser che avevamo trovato in giro nei mesi scorsi facevano veramente ben sperare.


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