BWW Interviews: Stefano Brondi

By: Dec. 13, 2012
Enter Your Email to Unlock This Article

Plus, get the best of BroadwayWorld delivered to your inbox, and unlimited access to our editorial content across the globe.




Existing user? Just click login.

 


In occasione del debutto di questa sera della prima versione italiana di SPRING AWAKENING, su licenza della MTI - Music Theatre International, BroadwayWorld.com - Italy vi propone un'intervista esclusiva al direttore musicale nonché vocal coach Stefano Brondi.

D. Stefano Brondi: musicista, cantante e vocal coach attualmente impegnato nella direzione musicale della versione italiana di Spring Awakening, il pluripremiato musical americano scritto da Steven Sater e musicato da Duncan Sheik, prossima al debutto nazionale il 13 dicembre a Cascina (PI). Stefano, domanda a bruciapelo: cosa pensi ci sia alla base del successo di Spring Awakening?

R. Salve a tutti i lettori di BroadwayWorld.com, e grazie Nino per l'opportunità di spiegare ai fan di Spring il nostro spettacolo. Se dovessi pensare a un aspetto, tra tutti, che ha reso unico questo show, sicuramente direi il rock. Specialmente per l'uso critico e narrativo che ne è stato fatto all'interno di uno dei testi di prosa più famosi di inizio '900! Come tu saprai, quando a Duncan Sheik venne proposto di comporre la score per questo progetto, lui accettò rispondendo di non avere intenzione di scrivere un musical 'classico'. Lui, in quanto musicista rock, decise di portare il 'suo' rock a teatro. Scelta interessante, tra l'altro, anche quella del regista originale Micheal Mayer di utilizzare dei microfoni a gelato durante i numeri musicali: questo espediente trasforma lo spettacolo in un vero e proprio concerto che si sviluppa seguendo il filo della trama. Allora il rock non diventa più solo il "linguaggio portante" della storia, ma un "media onirico" attraverso il quale i personaggi scaricano tutta la loro rabbia e si ribellano. Ed è per questo che noi preferiamo definire Spring Awakening un' "Opera Rock," sulla scia di Rent o di Jesus Christ Superstar. Pensa che io mi sono avvicinato a quest'opera tre anni fa, lavorando alla direzione musicale di Rent (la versione diretta da Paolo Ruffini, ndr.)... fu allora che Fabrizio Angelini sottopose alla mia attenzione Spring Awakening, ritenendolo perfetto per i nostri ragazzi. Ed è da quel momento che combatto, insieme a Pietro Contorno e tutto lo staff della TodoModo Music All, per portare Spring sulle scene italiane. Direi che ci stiamo riuscendo! Certo, con un testo attuale che tocca dei tasti così dolenti non è facile trovare dei produttori pronti ad investire su di te...

D. E infatti le tematiche trattate sono sì attuali ma anche molto controverse: il risveglio sessuale, l'aborto, il suicidio, l'omosessualità... non è un titolo facile da "maneggiare," diciamo! Che valore pensi possa avere un testo del genere in un paese come il nostro?

R. Sono tematiche non attuali, ma attualissime! Tematiche di cui sentiamo parlare giornalmente... Assistendo alla scena del suicidio di Moritz, come si può non pensare a quel ragazzo che pochi giorni fa si è tolto la vita solo perché veniva considerato "diverso?" Quante volte sentiamo al telegiornale di donne violentate o di ragazze che rimangono incinte a 16 anni, o anche di meno, con un incredibile primato della Lombardia... a discapito dei luoghi comuni! L'Italia è un paese europeo, apparentemente meno bigotto dell'America e molto aperto culturalmente. Certo, forse qui non vedremo mai "The Book Of Mormon," nel quale troviamo addirittura una bestemmia abbastanza esplicita, ma riteniamo che per il nostro paese i tempi siano più che maturi per Spring Awakening, vuoi per il particolare momento storico, vuoi per l'attualità del testo, vuoi per la musica... E poi, alla fin fine, il vero target di questo progetto sono i ragazzi, è a loro che bisogna arrivare! C'è bisogno di questo musical proprio perché c'è bisogno di parlare con loro di queste tematiche,  di sensibilizzarli a determinate realtà. Solo in questo modo il teatro potrà tornare ad essere un luogo in cui si accumulano esperienze e si mette in discussione ogni aspetto della vita. E questo è senza ombra di dubbio uno strumento molto potente da un certo punto di vista... forse anche più del cinema!

D. Passiamo adesso al punto che ti riguarda più da vicino. Spring Awakening è un rock musical, spesso definito come il "figlio" di Rent, ma la score è molto raffinata... che particolarità ha a livello musicale? Cosa lo contraddistingue dal suo "genitore"?

R. Diciamo che mentre Rent, musical a cui sono tra l'altro molto affezionato, fa del rock una mera questione di "stile", Spring Awakening fa di quello stile la sua ragione. Se Rent avesse avuto qualche venatura pop, forse il risultato sarebbe stato lo stesso. In Spring Awakening, invece, il rock è un elemento essenziale nella partitura. Mentre in uno spettacolo di prosa difficilmente vediamo un ragazzo che sbatte la sua rabbia in faccia ai genitori, nel musical questo avviene tramite la musica. E quale musica migliore per farlo se non il rock? Poi c'è da dire anche che Spring Awakening è figlio degli anni 2000 e si rivolge ad una generazione diversa!

D. Le sonorità di Spring, poi, sono squisitamente americane e non appartengono alla tradizione musicale nostrana. Può questo fattore comportare delle difficoltà (o meglio, complicazioni) nella preparazione vocale e musicale? Se si, quali? Ricordiamo, a questo proposito, che la musica sarà completamente dal vivo!

R. Assolutamente si. Dal punto di vista vocale la difficoltà è stata quella di uscire dal modo di cantare che contraddistingue la nostra tradizione musicale. Noi veniamo dal melodramma e tendiamo ad una certa 'linearità,' di cui risentirebbe persino il miglior gruppo rock italiano! In America no, è diverso! Hanno un modo differente di seguire lo schema ritmico, fatto di leggeri 'ritardi' rispetto al movimento metronomico (che generano il "groove" tipico di generi come l'r'nb, il modern gospel o lo stesso rock) o 'anticipi' (che al contrario accentuano la frenesia ritmica come nello swing), che richiede molta precisione. Bisogna cantare ogni nota al momento giusto e non si può sgarrare, è un mio chiodo fisso. Devo dire, però, che ho avuto la fortuna di lavorare con un cast di enorme talento: ragazzi preparatissimi scelti meticolosamente in più di un anno di audizioni e workshops.
Per quanto riguarda gli arrangiamenti abbiamo cercato di avvicinare per quanto più possibile le sonorità del musical di Broadway al gusto italiano. La formazione originale era composta da una combo rock di chitarra, basso, batteria e pianoforte affiancata da un trio d'archi di violino, viola e violocello. Noi, mettendo in evidenza gli archi, ci siamo "divertiti" a giocare su questi due livelli, dosandoli accuratamente in base alle situazioni e alle emozioni che di volta in volta prendono vita sul palco rendendo la musica, ora più sinfonica ora più aggressiva, un tutt'uno con l'azione scenica.  Per questo, si è resa necessaria la figura del direttore d'orchestra, il sottoscritto. Nella versione originale di Spring Awakening, infatti, la band veniva diretta dalla tastierista, Kimberly Grigsby. Questo è il primo allestimento ad avere un direttore d'orchestra, essenziale anche per coordinare il fluire della musica e delle immagini.

D. Ricollegandomi al discorso di Rent e alla traduzione delle liriche di quest'ultimo in italiano: il problema degli "adattamenti" delle canzoni è una questione molto ostica tra i fanatici del genere. Cosa motiva la scelta di lasciare le canzoni in inglese?

R. Il ritmo. Non è possibile 'estirpare' una canzone dal contesto in cui è stata scritta e pensata, almeno non per Spring Awakening. Come dicevamo prima, la score ha sonorità prettamente americane che in italiano non renderebbero affatto. L'italiano è una lingua poetica ma molto prolissa; per esprimere in inglese uno stesso concetto, invece, bastano poche sillabe. Per come la vedo io questo tipo di musica, se tradotta, oltre a perdere il suo profondo significato, sarebbe addirittura più difficile da cantare! Proviamo a fare il discorso inverso: tradurremmo mai in inglese il Don Giovanni di Mozart? No! Per l'opera, un tempo, esistevano i libretti con traduzione a fronte, ma noi ci rivolgiamo ad un pubblico giovane e questa soluzione non è più proponibile. Verranno quindi proiettate, grazie ad una scenografia ben studiata, delle immagini suggestive ed evocative per facilitare a tutti la comprensione delle liriche di ogni canzone... pur partendo dal presupposto che i giovani DOVREBBERO conoscere l'inglese.

D. Facciamo un veloce quiz personale su Spring:
Canzone preferita. Sicuramente "Left Behind"
Il momento che ti emoziona di più. Il momento che precede "Left Behind"
Il momento che ti diverte di più. Quando Hanschen cerca di sedurre Ernst, che alla fine confessa di amarlo a sua volta.
Il personaggio in cui ti rivedi (o cui sei più affezionato). Sicuramente Moritz, perché è il personaggio più umano, è quello che sbaglia...
Tre motivi per venire a vedere lo spettacolo. Per le musiche, assolutamente; per la regia, accurata e visionaria, di Emanuele Gamba; e per il cast a dir poco eccezionale, sono uno più bravo dell'altro!
Descrivi Spring in un aggettivo. Inquietante. Non da intendere con un'accezione negativa. Quello che voglio dire è che, dopo aver visto questo spettacolo, non si può uscire dal teatro indifferenti... non sarebbe normale!

D. Un'ultima domanda, prima di salutarci: dopo il debutto in anteprima del 13 dicembre, quali progetti futuri per questo show? È previsto un tour italiano?

R. Si, dopo aver presentato l'anteprima a Cascina il 13 dicembre abbiamo in programma delle "incursioni" a Roma e a Milano, nella speranza di poter portare il nostro Spring Awakening in tour nella stagione 2013/2014.

D. Non posso che farvi un grosso in bocca al lupo!

R. Crepi!!

D. Un saluto per i lettori di BroadwayWorld.com – Italy!

R. Più che un saluto, un augurio che rivolgo a tutti gli appassionati...  L'augurio di poter andare a Broadway o a Londra e respirare l'aria del musical, capire COME vanno fatti. Rent, ad esempio, va visto a New York... vederlo altrove non avrebbe senso se non dopo averlo studiato, e interiorizzato, nel luogo in cui è stato concepito. Come un melomane americano viene in Italia per gustarsi un'opera lirica, anche noi dobbiamo fare lo stesso con i musical. Solo con questo tipo di studio alle spalle sarà possibile importare uno spettacolo senza scimmiottare gli americani, solo in questo modo sarà possibile avvicinare qualcosa appartenente ad una diversa cultura al nostro modo di vedere le cose!

 



Videos