BWW Reviews: Cercasi Cenerentola

By: Feb. 26, 2014
Get Access To Every Broadway Story

Unlock access to every one of the hundreds of articles published daily on BroadwayWorld by logging in with one click.




Existing user? Just click login.


Cenerentola è senza ombra di dubbio la fiaba per eccellenza, l'arrampicata sociale più famosa al mondo che affonda le sue radici nella tradizione popolare cinese. Messa per iscritto prima da Giambattista Basile e poi da Perrault e dai Fratelli Grimm, questa favola vanta già diversi adattamenti "musicali:" dalla celebre trasposizione Disney del 1950 alla versione made-for-TV di Rodgers & Hammerstein del 1957 (la stessa ha avuto ben due remake e due riduzioni teatrali, una delle quali è attualmente in scena)... passando per My Fair Lady (1956), la risposta di Lerner & Loewe al trend della 'Cinderella story.' Per non parlare delle versioni meno conosciute - ma non per questo meno valide - come The Slipper and the Rose (1976), con le musiche dei fratelli Sherman (su tutti: Mary Poppins, Chitty Chitty Bang Bang), o The Glass Slipper (1955), con protagonista Leslie Caron.

Cercasi Cenerentola, la nuova commedia musicale targata Compagnia della Rancia e Medina Produzioni, scritta da Saverio Marconi (testo) in tandem con Stefano d'Orazio (testo e liriche) e Stefano Cenci (musiche) per la regia di Marconi e Marco Iacomelli, si aggiunge a questa lunga sfilza di titoli.

La peculiarità di questo adattamento sta nell'ambientazione: forte dei successi di Grease e Happy Days, la Rancia si rituffa negli anni '50 e colloca l'intera vicenda nello spensierato regno di Microbia, che balla a suon di jukebox con gonne a ruota e... scarpe da tennis!

Oltre a conferire un brio tutto nuovo a questo classico, gli anni '50 servono anche da pretesto per le scelte musicali operate in fase di scrittura. La partitura di Cenci, infatti, attinge molto allo stile di quegli anni - tra lo swing e il rock'n'roll - e, seppur non raffinatissima, ha il pregio di essere molto "ruffiana" (nel senso buono del termine!): le melodie "portanti" si memorizzano già dal trailer e il pubblico le intona sia in sala che fuori. L'unica mia perplessità circa la score riguarda le prime scene del primo atto, in cui ho notato un "sovraccarico" di numeri musicali: perché far cantare a Cenerentola due canzoni - a pochi minuti di distanza l'una dall'altra - mentre fa le pulizie? Ad ogni modo, so che ci sono stati dei tagli in data successiva al 18 febbraio (giorno in cui ho assistito allo spettacolo), quindi non mi pronuncio oltre.

Ho trovato molto povere le coreografie, troppo poche e troppo semplici. Due esempi: la scena del ballo, che avrebbe dovuto esplodere in un'energica routine con potente strumentale in sottofondo, si spegne sul nascere con una breve ripresa di "Principessa;" mentre il numero di tap di Frattini, inteso come un momento di show off delle sue (grandi) abilità, si riduce a pochi minuti che lasciano lo spettatore con un solo interrogativo: "tutto qui?". Capisco che Gillian Bruce si sia dovuta attenere al dettato drammaturgico, ma qualche production number in più - oltre a quello che apre lo show - non avrebbe guastato.

Quanto al cast, sono rimasto felicemente sorpreso da Beatrice Baldaccini che restituisce una Cenerentola "insolita", sicura, forte e dalla risposta pronta. Peccato che, drammaturgicamente parlando, questo nuovo modus essendi del personaggio sia stato gestito un po' frettolosamente: si ha come l'impressione che Cenerentola cambi subito idea circa la proposta di matrimonio del principe... senza una dichiarata ragione che motivi il cambiamento. È pur sempre una favola, è vero, ma quando si sceglie di allontanarsi dal "modello" tradizionale bisogna motivare ogni passaggio verso il lieto fine per non ricascare nel fiabesco cliché dell'amor vincit omnia.

Paolo Ruffini (già visto in The Full Monty, qui la recensione), non stona per nulla in un con-testo scritto e pensato per lui... anzi, reputo una trovata intelligente quella di sfruttare le sue "carenze" per dar vita a momenti comici (e.g. il duetto in voice over, con Frattini che gli presta la voce), come fecero G&G con Panelli in Aggiungi un posto a tavola. Non voglio avanzare paragoni azzardati - Ruffini e Panelli hanno in comune solo il nome - ma il concetto è quello. Non ho gradito, invece, i due siparietti con le signore del pubblico. Trovo nobile l'intento (portato avanti da Ruffini) di "rompere" la quarta parete, ma il teatro non è un villaggio turistico e il contatto col pubblico si può trovare in altri modi che, magari, non spezzino la narrazione ma siano parte integrante di essa. Diamo al cabaret quello che è del cabaret e al musical quello che è del musical.

Nel ruolo del Ciambellano, troviamo un Manuel Frattini in grande forma - più nel ballo che nel canto, devo dire. Nonostante il protagonista "sulla carta" sia il Principe, è Rodrigo ad avere l'intero spettacolo sulle spalle. È il c.d. servus callidus della commedia plautina: è lui che intesse la trama, che organizza e gestisce il tutto... facendo un po' il Pseudolus della situazione. Sua controparte femminile è la Fata, interpretata da una Claudia Campolongo dall'eloquenza gesticolatrice ma pur sempre piacevole.

Fiore all'occhiello, punta di diamante e vera vena comica dello spettacolo è la famiglia Avidoni. Sfidando le leggi della fisiognomica lombrosiana, Marconi e D'Orazio si discostano dal binomio cattiveria-bruttezza e, nel reinventare le tre antagoniste, si sono divertiti a giocare con le più belle primedonne del cinema americano: Laura di Mauro (che richiama la bellissima Rita Hayworth) è un'eccellente Matrigna in paillettes, tanto sgrammaticata quanto divertente; Roberta Miolla (la balbuziente Genoveffa) è modellata su Marilyn Monroe in un ruolo che le dà finalmente occasione di mettere in mostra le sue doti canore, attoriali, e non solo tersicoree; Silvia Di Stefano (una Bette Davis bruna), invece, presta il suo potente strumento vocale e una simpaticissima R moscia all'altra sorellastra, Anastasia.

Completano il cast: Silvia Contenti, Gianluca Sticotti, Luca Spadaro e Rossella Contu.

Visibilmente e visivamente brutta la scenografia, troppo "quadrata" e spigolosa per una favola... che forse richiede linee più morbide e dolci. Riciclare è un'arte nobile, ma bisogna farlo con gusto e acume.



Comments

To post a comment, you must register and login.
Vote Sponsor


Videos