BWW Reviews: 'Into the Woods' (film)

By: Apr. 24, 2015
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Ieri, dopo lunghe peripezie, sono finalmente riuscito a vedere "INTO THE WOODS", il film di Rob Marshall tratto dall'omonimo musical di Stephen Sondheim e prodotto dalla Walt Disney.
Che dire? Senza dubbio il libretto e la musica reggono piuttosto bene la pellicola, ma se si fosse trattato di un film qualsiasi direi che non mi ha trasmesso niente.

"Into the Woods" sembra quasi un film per la televisione. È un film che visivamente non lascia nulla allo spettatore. Gli effetti speciali, infatti, sono fatti davvero bene ma non sono particolarmente interessanti: per esempio quando la strega scompare scompare e basta - non si sono inventati niente di particolare per rendere l'effetto - e allo stesso modo quando cresce la pianta di fagioli cresce e basta, quando spunta dal nulla un roveto spunta e basta. Immagino che tutti questi effetti visti a teatro risultino fighissimi ma al cinema stupiscono molto meno. Eccezion fatta per la scena in cui Cappuccetto Rosso racconta di come è stato ritrovarsi nella pancia del lupo e qualche sporadica inquadratura non c'è niente che rimanga impresso. Si tratta sostanzialmente di una recita scolastica, solo con un budget di cinquanta milioni di dollari.
E non è un caso, suppongo, se le scene più belle sono proprio quelle in cui non si avverte la necessità di un effetto visivo particolarmente fantasioso perché sono già potenti nella loro semplicità, oppure si basano principalmente sulle performance degli attori ("Giant in the sky", "Agony", "In the steps of the palace", "Stay with me"...).

Considerato che Rob Marshall non è affatto uno che non cura l'aspetto visivo dei suoi film mi viene da pensare che più che un suo film "Into the Woods" sia un film della Walt Disney, ovvero di una grande casa di produzione che ormai funziona come una catena di montaggio, lasciando ben poco spazio alla creatività del regista.
Il risultato è un prodotto scolastico, in cui troviamo delle belle ambientazioni, dei costumi ben fatti, una fotografia... buia, con qualche sprazzo di luce griogio-bluastra (che nella testa dei direttori della fotografia hollywoodiani di oggi equivale a dire "bellissima") ma nulla di memorabile.

Immagino che tuttavia come italiani si debba apprezzare un prodotto simile perché permette al pubblico italiano di apprezzare l'abilità di Sondheim. Dopotutto, a parte alcuni numeri tagliati, il testo è rimasto quello, con la drammaturgia di un musical (mentre capita spesso che nelle trasposizioni cinematografiche si taglino in blocco tutti i recitativi lasciando solo gli a-solo, i duetti e se proprio va bene qualche concertato).
Nondimeno, lo stesso pubblico italiano non sembra aver apprezzato particolarmente la pellicola, a giudicare dai magri incassi al botteghino (meno di due milioni di euro).

Quanto a voi che mi state leggendo, a conti fatti non vi sconsiglio di andare a vedere "Into the Woods" al cinema. Se amate il musical di Sondheim lo troverete piacevole (ma continuerete a preferire la versione teatrale), e se non l'avete mai visto avete un'occasione per colmare questa lacuna. Solo, considerato che si tratta di un film che ha richiesto vent'anni di lavorazione, è stato diretto da un regista che ha dato sempre delle buone prove è ha alle spalle una produzione che è la padrona indiscussa del mondo dell'intrattenimento, ci si poteva aspettare qualcosa di meglio.


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