Manifesto del Critico Teatrale (di Chris Caggiano)

By: Sep. 17, 2013
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Riflettiamo su cosa vuol dire essere critico. Da un anno a questa parte, il Manifesto del Critico Teatrale è diventato la mia Bibbia. Di giorno in giorno, di recensione in recensione, cerco di attenermi ai punti elencati dall'americano Chris Caggiano: prima, per amore del teatro musicale tendevo a tacere sui difetti degli spettacoli che avevo davanti; adesso, proprio in virtù di quell'amore per il teatro musicale, mi sono reso conto che questo atteggiamento non è salutare. Il critico - specialmente in un periodo in cui la gente sceglie oculatamente cosa andare a vedere a teatro - deve fungere da guida per i suoi lettori e, pur non mettendo da parte il cuore, dev'essere onesto nei loro confronti.

Alla luce delle lamentele ricevute in questi giorni riguardanti una mia recensione negativa e/o il mio modo di fare critica teatrale, mi fa piacere condividere con voi questa grossolana traduzione in italiano del suddetto "Manifesto." Buona lettura.


Manifesto del Critico Teatrale

di Chris Caggiano

In qualità di critico teatrale:

  • Sarò preciso e impavido.
  • Sarò giusto ma severo.
  • Farò il possibile per instaurare una conversazione, piuttosto che avere l'ultima parola. "Tu hai ragione ma io non son d'accordo."
  • Scriverò per servire il mio lettore, piuttosto che il mio ego.
  • Ricorderò sempre di essere un critico, anche se "solo" per un sito web o una piccola testata locale.
  • Non mi batterò per l'"oggettività" ma per una "informata soggettività."
  • Terrò bene a mente le tre domande di Goethe: 1. Cosa ha cercato di realizzare l'autore? (i.e. intenzione)?2. In che misura vi è riuscito? (i.e. esecuzione) ?3. Valeva la pena farlo? (i.e. valore)
  • Inserirò gli spettacoli nei rispettivi contesti storici, politici e/o artistici ma solo se necessario.
  • Recensirò la pièce che ho visto, non quella che avrei voluto vedere.
  • Eviterò di giocare al "dramma-chirurgo". Sono lì per giudicare se lo spettacolo funziona o meno, non per suggerire ciò che gli autori dovrebbero correggere.
  • Mi concentrerò sul risultato piuttosto che speculare sull'intenzione. Quello è compito di autori, registi e attori.
  • Non tacerò i difetti dello spettacolo nelle mie relazioni (ad es. solo perché lo spettacolo è commovente...)
  • "Baderò al senso e i suoni baderanno a se stessi." -- Lewis Carroll (i.e. mi concentrerò sul dire cose sensate piuttosto che cercare di sembrare sagace.)
  • Non cercherò di imporre il mio messaggio allo show.
  • Eliminerò quel primo paragrafo, quando opportuno.
  • Mi concentrerò sul dare fondamento alle mie opinioni piuttosto che constatarle e ripeterle.
  • Mostrerò ai lettori cose che, altrimenti, non riuscirebbero vedere con i loro occhi.
  • Lascerò che la mia recensione prenda la sua forma piuttosto che seguire uno schema.
  • Terrò bene a mente che una pièce può porre delle domande a cui non sempre dà risposta.
  • Non darò anticipazioni sulla trama, a meno che non sia strettamente necessario.
  • Eviterò aggettivi vuoti e senza senso come "interessante," "stupendo," "meraviglioso," "stupefacente," "mozzafiato" e "magnifico."
  • Mutuerò il consiglio che Coco Chanel diede a proposito della moda. Le parole sono come gli accessori. "Togline sempre tre prima di uscire di casa."
  • Userò avverbi ed aggettivi con parsimonia. "Gli aggettivi costano un dollaro. Gli avverbi te ne costano dieci."
  • Mi concentrerò su pochi punti fornendo motivazioni più specifiche per ognuno.
  • "Ucciderò i miei cari" se necessario. (i.e. non mi affezionerò ad un un particolare giro di parole.)
  • Renderò più brevi i miei periodi per amore della leggibilità.
  • Inserirò abbastanza informazioni sulla trama per rendere il mio punto più chiaro, ma non tante da far sì che dominino la recensione.
  • Eliderò ogni frase o periodo applicabile a qualsiasi spettacolo.
  • Prima tingerò le pareti, poi aggiungerò i mobili. (i.e. considererò attentamente le informazioni fattuali di cui il pezzo ha realmente bisogno.)
  • Sperimenterò creativamente per indurre l'utente ad andare avanti con la lettura.
  • Sarò aperto alle critiche. C'è sempre spazio per migliorare. (i.e. Così come le "somministro," devo anche "accettarle.")
  • Non smetterò mai di alimentare la mia conoscenza teatrale di base.
  • Leggerò e rileggerò la critica teatrale di George Bernard Shaw. E anche Kenneth Tynan, George Jean Nathan, Brooks Atkinson, Walter Kerr, e Harold Clurman.
  • Leggerò John Simon ed eviterò la sua insensata crudeltà.
  • Non avrò paura di essere la sola pecora nera. Se sono il solo critico che ha amato o odiato uno spettacolo, porterò avanti le mie idee e resterò fermo su di esse.
  • Farò le dovute ricerche prima di assistere allo spettacolo.
  • Seguirò le mie paure. "La paura è come una freccia che indica la direzione da prendere."
  • "Recensirò la pioggia." (i.e. sono lì non solo come critico, anche come reporter. Se accade qualcosa d'insolito, quel qualcosa è bersaglio legittimo della recensione.)
  • Rimarrò in sala fino all'ultima chiamata alla ribalta. È segno di educazione e potrei imparare qualcosa.
  • Mi renderò disponibile ai lettori, mantenendo però una voce indipendente.
  • Non permetterò che l'amicizia o la conoscenza influenzino le mie recensioni. Se il rapporto è così profondo, non recensirò lo spettacolo.
  • Cercherò di dare un volto alla gente di cui scrivo.
  • Permetterò ai lettori di dare un volto a me.
  • Sarò un avvocato del teatro, cercherò di migliorarlo e non di sminuirlo.
  • Terrò presente le parole di David Mamet: "Sei membro della comunità teatrale al pari di tutti gli altri."

In coda, aggiungo l'invito - rivolto a chiunque dovesse avere delle rimostranze in futuro - di esprimere dubbi e le loro perplessità pubblicamente nello spazio sottostante l'articolo riservato ai commenti. Non risponderò più a messaggi privati di sorta. Grazie e alla prossima!



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