BWW Reviews: Il fantasma del Brancaccio: GHOST arriva a Roma!

By: Jan. 29, 2014
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Lo script è fedele al film e le musiche (alcune) sono coinvolgenti
ma lo spettacolo è a tratti "trasparente."


Non si può dire che la stagione teatrale 2013-2014 non abbia una curiosa attrazione per il "paranormale". Dopo L'ULTIMA STREGA, il delizioso FANTASMI A ROMA e l'esilarante FRANKENSTEIN JUNIOR, le scene romane tornano a essere infestate da presenze ectoplasmatiche con un altro musical la cui trama prende le mosse dal confine tra l'aldiquà e l'aldilà. Sto parlando di GHOST, l'ultimo sforzo produttivo di M.A.S. e Poltronissima S.r.l., già reduci dai fasti di PRISCILLA, LA REGINA DEL DESERTO.

Lo spettacolo, diretto da Stefano Genovese (già regista di GYPSY, AVENUE Q e THE MISSION) e basato sull'omonimo successo cinematografico del 1990, si avvale delle musiche di Dave Stewart (ex membro degli Eurythmics) e Glen Ballard e del libretto firmato da Bruce Joel Rubin. Dopo il debutto londinese nel 2011, lo show si è trasferito a Broadway nel 2012 ricevendo, in entrambi i casi, una tiepida accoglienza. La critica newyorkese, con cui mi trovo d'accordo, lo ha definito un "giretto canoro e privo di emozioni in un parco a tema" che "fa per lo più affidamento su scenografie video elaborate, modesti effetti speciali e la familiarità della storia d'amore fantasmatica." Altri hanno rincarato la dose affermando che "senza questi trucchi sbalorditivi, lo show non offrirebbe niente di che": lo script toppa, le musiche sono "innocue e dimenticabili" e alcuni numeri sembrano essere motivati solo dall'effetto visivo che provocano e non dal loro essere strettamente necessari all'economia dello spettacolo. È anche vero che, purtroppo, in Italia si ragiona secondo parametri ancora totalmente diversi - se non opposti - rispetto a quelli di Broadway. Pertanto, nella stesura della recensione, mi limiterò a commentare la messinscena italiana senza far riferimento alle fallacie strutturali che questo spettacolo presentava già a monte.

La trama, fedelissima a quella del film, ruota intorno a Sam (Salvatore Palombi) e Molly (Ilaria DeAngelis), due fidanzati che subiscono un'aggressione sulla strada verso casa. Sam rimane ucciso e resta intrappolato tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Molly è in pericolo e sarà compito di Sam salvarla, per uscire dal "limbo" e abbandonare finalmente il mondo terreno. A capo del complotto vi è Carl (Cristian Ruiz), che per salvarsi la vita metterà a repentaglio quella dei suoi (ex) migliori amici. La medium Oda Mae Brown (Loretta Grace) aiuterà Sam a mettersi in contatto con Molly e a salvarla.

Considerato nel complesso, lo spettacolo è più che soddisfacente e supera le aspettative che mi ero creato ascoltando i vari pareri di chi aveva già visto lo show. Analizzato sotto la lente di ingrandimento, tuttavia, presenta difetti su più fronti. Andiamo per ordine.

Anzitutto, il cast non è per nulla equilibrato... e gli applausi finali lo testimoniano. Da un lato abbiamo Salvatore Palombi, che restituisce un Sam fin troppo pacato e visibilmente a disagio nel canto, e Ilaria DeAngelis, una Molly dal potentissimo strumento vocale ma che in più punti fatica ad arrivare oltre la quinta fila. È anche vero che, musicalmente parlando, il personaggio è già di per sé noioso: alcuni suoi brani sono molto toccanti, ma sono SOLO ballad... mancano di mordente!!! Dall'altro lato, per contro, abbiamo l'eccellente Loretta Grace (SISTER ACT), ancora una volta nei panni che furono di Whoopi Goldberg: una voce grintosa (paragonata dallo stesso Dave Stewart a quelle di Aretha Franklin e Tina Turner) e dei tempi comici che farebbero invidia ad un'attrice navigata fanno di lei la vera "star" di GHOST. Conquista il pubblico fin dalla prima entrata in scena e le sue canzoni (a mio avviso, le più entusiasmanti di tutta la partitura) sono una boccata d'aria fresca per lo show. A metà tra i due estremi, Cristian Ruiz calza alla perfezione il ruolo del perfido Carl Bruner e, grazie al suo particolare timbro "suadente," riesce a scandagliare le più viscide profondità del suo personaggio. Purtroppo, nonostante la sua ottima performance, anche il buon Ruiz - volente o nolente - viene "risucchiato" nell'uragano Loretta. Con "squilibri nel cast" voglio intendere proprio questo: i protagonisti non tengono testa ai comprimari.

L'ensemble è molto assortito, coeso nei movimenti coreografici e nei momenti corali. Su tutti, spicca per verve e presenza scenica Sara Marinaccio. Completano il cast: Dapheny Oosterwolde (Clara), Francesca Gemma (Louise), Davide Paciolla (Willie Lopez), Riccardo Ballerini (Fantasma Metro), Sebastiano Vinci (Fantasma Ospedale), Diego Savastano, Barbara Alesse, Nicola Trazzi, Luca Magnoni, Antonio Caggianelli, Samuele Cavallo, Antonio Grandi, Dania Mansi, Mekdes Cortili e Diana Lecchi.

Altro problema: le proiezioni. In via di principio, sono contrario al loro uso massiccio in teatro, ma devo dire che alcune sono molto d'effetto e in armonia con ciò che sta avvenendo "realmente" sul palco, ricreando gli ambienti interni ed esterni di New York; altre sono di qualità decisamente scadente: quando l'immagine sfuma in dissolvenza sul nero - ad esempio - presenta un fastidiosissimo alone di pixel "fuori posto" che stona con il resto della scena. Stessa cosa dicasi per i costumi: alcuni sono molto accurati (la mise con turbante color bronzo di Oda, ad esempio), altri - quelli di Molly - troppo castigati, altri pensati bene ma realizzati male (il vestito rosa shocking di Oda in I'm Outta Here).

Gli effetti speciali (che dovrebbero essere il punto di forza dello show) sono quasi inesistenti o talmente poco ingegnosi che anche un bambino ci arriverebbe...

L'adattamento delle liriche sembra fatto bene, a parte qualche scivolone grammaticale qua e là. Dico "sembra" perché la musica era talmente alta da sovrastare le voci dei performer e non permettere una buona comprensione dei testi. Che l'acustica del Brancaccio non sia il massimo è ormai alle orecchie di tutti, ma una maggior cura del disegno fonico non avrebbe guastato.

Detto questo, non mi sento di sconsigliare questo spettacolo che dal suo debutto milanese avrà senz'altro fatto passi avanti. Come scrivevo all'inizio, neanche il GHOST originale era un capolavoro di drammaturgia né un hit musicale... certo, la versione italiana è un po' più diafana rispetto alla sua controparte angloamericana, ma rimane pur sempre una chance per rivivere sulle note di Unchained Melody la storia d'amore più romantica di tutti i tempi. Fino al 9 febbraio (al momento il tour non prevede altre date), i fantasmi di New York infesteranno la Capitale... e, perdonatemi l'off-topic, speriamo che i Fantasmi della Capitale infestino presto New York!



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