BWW Editorial: 'Totò di notte n. 1'

By: Jan. 05, 2015
Get Access To Every Broadway Story

Unlock access to every one of the hundreds of articles published daily on BroadwayWorld by logging in with one click.




Existing user? Just click login.

Se al giorno d'oggi è dura trovare un ingaggio, per un artista, ancora più difficile è trovare un ingaggio retribuito. È così difficile che molte persone sono disposte a lavorare gratis, ed è proprio per rispondere a questa tendenza che si sono diffusi manifesti come "coglioneno" o "Se lavori gratis crei danni enormi".
È triste che oggi funzioni così. È triste che al giorno d'oggi non si possa più dare per scontato il fatto di ricevere un compenso ma si debba sempre, davanti a un'offerta di lavoro, domandare timidamente "Ma è un lavoro retribuito?".

Tutto ciò è così deprimente che sento il disperato bisogno di evadere dalla realtà, magari rifugiandomi nel passato, in un'Italia che ormai non esiste più, quella del boom economico, quando c'erano molte più opportunità per tutti... quella realtà raccontata nei vecchi film in bianco e nero orgoglio e vanto del nostro cinema.
Un film come "Totò di Notte n. 1", per esempio, diretto da Mario Amendola e uscito nel 1962. È uno dei film meno noti del grande attore napoletano ma è comunque un film molto riuscito.

Qualcuno se lo ricorda? È un film dalla trama è assai lineare: Totò e Macario sono due suonatori ambulanti di contrabbasso che un giorno decidono di partire alla ricerca del paese di Bengodi dove qualcuno sappia apprezzare la loro arte. Il loro viaggio li porta in vari paesi del mondo e, come potete immaginare, in ognuno di questi il duo vive avventure assurde nell'infecondo tentativo di trovare un ingaggio.
La maggior parte di queste disavventure si svolge in raffinati night-club (grande occasione, per Amendola, per inserire coreografie e numeri musicali vari), in quanto, secondo Totò, in questi luoghi si possono trovare le amicizie giuste per "inserirsi nell'ambiente". Questo porta a gag esilaranti come l'aggressione a un innocuo turista scambiato per un paparazzo, un incontro con due transessuali che fraintendono il concetto di "inserirsi nell'ambiente" e altri momenti di satira sullo star-system dell'epoca, che si rivela non così diverso da quello di oggi.
Dai e dai, effettivamente, i due amici riescono a procurarsi un'audizione per suonare in un'orchestra. Ed è quei che il film termina con un colpo di scena: appena comincia l'audizione si scopre che i due protagonisti... non sanno suonare! Per tutto questo tempo sono stati così impegnati a cercare "gli agganci giusti", "le amicizie giuste", "i giri giusti" e "l'occasione giusta" che si sono dimenticati di non essere in grado di svolgere il lavoro con cui pretendono di mantenersi!
A questo punto non resta loro che rimettersi i contrabbassi in spalla e tornare in Italia. A piedi, perché a furia di spendere e spandere nei night-club i soldi sono finiti.

È un finale amaro, inaspettatamente amaro per un film del genere, ma molto istruttivo, che fa riflettere sulla realtà dell'epoca e, purtroppo, anche sulla realtà di oggi. Un realtà in cui si parla tanto di compensi e di strade per arrivare al successo ma quasi mai si sente parlare dell'arte in sé, dell'esperienza e dell'abilità che sono necessarie per raggiungere certi risultati.

Posso dire per esperienza che quasi tutti gli artisti con cui ho parlato hanno le idee chiarissime circa il loro diritto ad essere pagati, ma quasi nessuno di loro capisce qualcosa del mestiere per cui pretendere un compenso.

Pr fare un esempio, uno dei miei più antichi ricordi per quanto riguarda il mio lavoro di autore teatrale è rappresentato dall'incontro con un compositore, il quale, avendo saputo che volevo scrivere uno spettacolo musicale, mi offriva i suoi servigi. La sua offerta era la seguente: avrei potuto acquistare da lui tutte le basi musicali che mi servivano, pagando 250€ a pezzo. Per convincermi mi fece ascoltare un esempio del suo lavoro: una sorta di studio per flauto traverso da studente del primo anno; una delle cose più banali che abbia mai sentito.
Per fortuna non potevo permettermi di pagarlo. In caso contrario, forse avrei ceduto alla tentazione, ed avrei buttato i miei soldi.
Perché spero sia chiaro a tutti che uno che vuole mettere in scena uno spettacolo di un CD con dentro un paio di mp3 non se ne fa nulla. Quel che gli serve è qualcuno che metta a disposizione sé stesso, la propria professionalità, qualcuno che voglia contribuire a mettere insieme qualcosa di bello, altrimenti non abbiamo un artista che vuole essere pagato ma un venditore di fumo.

Vorrei quindi dare un consiglio a tutti i giovani autori in cerca di collaboratori: abbiate ben presente di che tipo di prestazione avete bisogno e, prima di acquistarla da qualcuno, sinceratevi che sia in grado di offrirvela ad un prezzo onesto.
Anche per gli artisti in cerca di un ingaggio avrei un consiglio: smettetela di frignare. Prima di lamentarvi perché non vi pagano assicuratevi di meritarvelo e smettetela di lamentarvi per la mancanza di opportunità. Al giorno d'oggi non mancano le opportunità; al contrario, avete molte più occasioni per farvi conoscere rispetto al passato, quando non esistevano né internet né MySpace né SoundCloud. Ora ci sono tutti questi spazi per chi ha necessità di condividere il proprio materiale; quello che davvero manca è qualcuno che abbia del materiale decente da condividere.



Videos