BWW Reviews: Sindrome da Musical, tutti i Frattini al prezzo di uno

By: Nov. 26, 2013
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Godibile ma perfettibile. Grandi potenzialità!

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SINDROME DA MUSICAL, lo spettacolo con protagonista Manuel Frattini, reduce dal successo della scorsa stagione, ha debuttato per la prima volta nella Capitale - il 21 novembre, al Teatro Parioli - e tornerà a grande richiesta al Teatro della Luna di Milano l'1 dicembre per poi proseguire il suo tour in altre città della penisola. Produzione e distribuzione sono a cura di GiuliaEventi.

Lo spettacolo, un one man show scritto da Lena Biolcati e diretto da Alfonso Lambo, ruota intorno alla figura di Frattini (nel ruolo di se stesso) che - posseduto dai "suoi" personaggi - decide su consiglio dei colleghi/amici di rivolgersi ad una psicologa per trovare una cura alla diagnosticata "sindrome da musical." Grazie a questa introspezione piscologica ripercorriamo i punti salienti della carriera di Manuel: dal debutto televisivo, al debutto teatrale in "A Chorus Line" e così via fino all'ultimo spettacolo (Sindrome da Musical, appunto). La terapia fa effetto, ma proprio mentre il grigio della quotidianità sta per prendere il sopravvento sul protagonista, anche i suoi compagni - insieme con la dottoressa - vengono "infettati" dalla sindrome... non grave ma molto, molto contagiosa!

Il testo di Lena Biolcati - divertente e "leggero" - è il pre-testo per mettere insieme le musiche che hanno fatto da colonna sonora alla vita di Frattini e - pur risultando forzato in determinati punti (non tutti i passaggi da parlato a cantato avvengono con naturalezza) - ha il pregio di essere politically correct e confezionato con buon gusto. Lo stesso dicasi della regia di Alfonso Lambo, accurata ma non sempre scorrevole (il primo atto fa fatica a decollare; gli interventi video, seppur spassosi, a lungo andare rallentano e smorzano l'attenzione del pubblico).

Alcune scelte musicali sono molto interessanti: il tenero medley Disney, il "remix" di Get Happy (celebre standard lanciato da Judy Garland) e Dancin' Fool (hit di Barry Manilow già in "Copacabana") sono solo alcuni dei brani più riusciti. Scelta meno condivisibile è quella di fornire delle traduzioni/adattamenti un po' improbabili a Brotherhood of Man (il cui testo è stato completamente stravolto per adattarlo alla situazione), Smile o I'm the Greatest Star, canzoni che io adoro - sia chiaro! - ma che in italiano non mi hanno convinto pienamente. Pollice in giù per l'uso delle basi preregistrate, specialmente quando vi è inciso su anche il suono delle claquettes.

Protagonista indiscusso è Manuel Frattini, la cui figura - in questo caso - si pone a metà tra il performer e l'anchorman. È vero, già a metà del secondo atto la voce comincia ad affaticarsi ma lo stesso non può dirsi del fisico: Frattini dà prova di grande agilità dimostrandosi un ballerino instancabile, leggiadro ed energico insieme.

Accanto a lui, nel ruolo dell'algida psicologa, troviamo Silvia Di Stefano che, sfidando ogni superstizione, sfoggia un bel fiore all'occhiello viola. Sebbene il suo personaggio sia chiaramente pensato come spalla, la Di Stefano - grazie alla sua voce potente e graffiante allo stesso tempo - riesce con facilità ad imporsi come coprotagonista: la sua complicità con Frattini le permette di ritagliarsi un paio di grandi assoli (superba I'm the Greatest Star, traduzione a parte). Se sul piano recitativo le si può fare qualche appunto, quando canta non ce n'è per nessuno.

L'ensemble non si può definire tale dal momento che ognuno rappresenta nella propria individualità una diversa sfumatura della coscienza di Frattini. Tra tutti, senza nulla togliere agli altri, spicca sicuramente Lucia Blanco... un vero "animale da palcoscenico," come si usa volgarmente dire: c'è, si vede, si sente, non le si possono togliere gli occhi di dosso. Chiudono il cast Andrea Verzicco, Alessandro Lanzillotti, Andrea Casati, Eleonora Lombardo e Nadia Scherani.

Gli aspetti tecnici (luci-audio) mi son sembrati un po' trascurati mentre la scenografia è visibilmente usurata... mi auguro che si possa provvedere a questo molto presto per rendere SINDROME DA MUSICAL ancora più godibile di quanto già non lo sia.


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